Che distanza c’è tra me
e l’attenzione dei domani
tra questo cielo impazzito
tra questi alberi spenti?
E al mia barca viaggia
in un mare in secca
quasi impossibile da dire
eppure lo descrivo
quasi a discolparmi dagli errori
per ritrovarmi folle
se non pensassi
che pure mia è la colpa
di questo fiore
che appare nato capovolto.
Se fossi acqua
e volessi
propormi al nutrimento
dovrei curare il mio candore.
Siamo inquinati
dal tempo che non basta
da quello che non serve
riempiamo fosse di rifiuti
eppure
c’è chi nutrirebbe la speranza
dentro i nostri assurdi disavanzi
gonfi di tutto
zavorre che ostruiscono il volo
come piccioni obesi.
Eppure siamo uomini
perfetti imperfetti
gonfi d’amore
predisposti alle speranze
sottomessi alle paure
ma chi di noi
non vorrebbe un mondo migliore?
Comincia da te
da me che ti sto accanto
da me che non credi sia importante
da me che
forse
domani
mi ricorderò di te.
Siamo l’uno la salvezza dell’altro
se
c’accorgiamo dell’altro.
#AlessandroVettori
immagine: Un uomo aggrappato a un albero per resistere al vento di un uragano sul lungomare a Brooklyn, New York, 31 agosto 1954 (Hulton Archive/Getty Images)