Il mondo non è ancora un luogo così meraviglioso

La primavera oggi lascia spazio alla pioggia. Probabilmente era necessaria per la terra. Passeggio nel cuore del mio piccolo paese, qualche centinaia di metri, poche macchine, poche persone, molte certezze.

In poche centinaia di metri si ripete, quasi quotidianamente,la maggior parte della mia vita, quella che cerco di tenere in piedi con tutte le mie forze e le mie debolezze. Poche centinaia di metri, pieni di gran parte della mia storia, quella più concreta, quella dove sono le radici, i ricordi, i cambiamenti.
Posso andare ovunque ma in quelle poche centinaia di metri, mi riconoscerò sempre e a quelle centinaia di metri, sarò sempre grato.
Immagina se domani quelle poche centinaia di metri, improvvisamente, non esistessero più, se tutte le tue certezze fossero rese macerie, dolore, orrore. Immagina quanto ti peserebbe ogni passo su quel terreno, immagina che il bar dove andavi ogni giorno, il forno dove compravi il pane, la libreria dove acquistavi i tuoi romanzi preferiti, il tabaccaio per le tue sigarette, insomma, tutti quei luoghi che ti riconoscono, che sanno i tuoi gusti, ai quali non devi neanche chiedere perché sono anni che vai lì. Immagina se di questi non vi fosse più traccia perché qualcuno ha deciso che qualcosa doveva cambiare, ha deciso di dimostrarti quanto fosse più forte, di importi le sue ragioni, di cancellare la tua storia. Improvvisamente anni e anni della tua vita cancellati, la luce che alimentava il tuo futuro, spenta. Immagina di restare al buio, un profondo interminabile buio. Prova a immaginare tutto questo, prova ad immedesimarti, per quanto sia impossibile, prova a comprendere quando ogni giustificazione, ogni tentativo di contestualizzazione sia totalmente inutile.
Come si può pensare minimamente chiedere a chi subisce questo di arrendersi, con quale presunzione, con quale egoismo, e che resa sarebbe quella di chi ha accumulato tanto dolore e probabilmente altrettanto rancore verso i propri invasori. State bene, vi sentite sicuri vero? Vi sentite incolpevoli, che c’entriamo noi vi direte? Certo noi non c’entriamo nulla, noi siamo i buoni, quelli a cui le cose non accadono mai, quelli che però una pandemia li ha fatti sbraitare contro la dittatura sanitaria, contro la violazione dei diritti, della libertà. Eppure oggi siamo quasi tornati alla normalità, certo avremo delle conseguenze, ma una guerra, un’invasione, le bombe, i missili, i carri armati, le sirene antiaeree, non sono figlie di un virus che ha colpito il mondo, sono scelte, scelte di un folle, scelta di un sistema che vacilla, della geopolitica che vacilla, di sistemi sociali che dovranno per forza essere messi in discussione.
I nostri sistemi sociali sia a oriente che a occidente sono ben lontani da un mondo che aspira alla pace, e aspirare alla pace senza difesa è un concetto labile, utopico. Sarebbe bello poter trovare la pace con il confronto, con le parole, con le idee, forse un giorno, ma non siamo ancora pronti, il mondo non è ancora un luogo così meraviglioso. Purtroppo.

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