Parliamoci chiaro, se veramente credessimo a tutto ciò che si sta scrivendo in questo periodo in Italia, oggi, ci sarebbe stata la rivoluzione.
È veramente difficile da concepire, riassumiamo.
Un popolo scopre di essere entrato in uno stato di dittaura che lo vuole mappare, geo localizzare, al quale verrà obbligato l’utilizzo di un’app al fine appropriarsi di tutti i suoi dati personali, biologici, sociali, economici, che sta per essere cotto come un pollo con il 5g, che è vittima di una massoneria oscura che vuole dominare il mondo, di uno stato che ci ammala per venderci i vaccini di un Virus che non esiste, che però, si può curare semplicemente con il plasma dei guariti, che vive in un stato al quale fa comodo impoverire i propri cittadini, che ci infilerà un microchip sottocutaneo, che sta facendo pulizia degli anziani perché costano troppo all’INPS, che ha un accordo segreto con le banche i veri padroni del mondo, che vuole vendersi alla Cina per imporre uno stato totalitario comunista, però, al contempo vorrebbe affondare l’Europa perché, almeno, con gli amici russi sovranisti, potrebbe costituire finalmente uno stato mondiale di sovranismo assoluto, che ti multa se sei Italiano e manifesti, ma ti applaude se canti “bella ciao”, che gli stanno sulle palle i parrucchieri, e gli estetisti, ancora non si è capito bene perché, che vuol farti andare a mangiare in un ristorante e farti sedere ad un tavolo parlando con il tuo vicino come se fossi andato a salutare un detenuto, che scarcera i mafiosi del 41 bis, gente che ha sciolto bambini nell’acido, ma qui non si è capito bene il perché, che ti impone di vendere le mascherine a 0,50, si quelle che costavano 0,10 l’una fino a due mese fa perché boh, non si è capito nemmeno questo.
Potrei continuare all’infinito e domandarmi sempre la stessa cosa:
ma con tutte queste scoperte e queste certezze popolari, veramente non c’è stata la rivoluzione?
O siamo completamente dementi e veramente assoggettati al potere oppure, utilizziamo tutti questi concetti al pari di un cruciverba da quarantena.
Però, ovviamente c’è un però.
La pandemia ha generato un caos sanitario ed economico che nessuno di noi poteva minimamente immaginare. È accaduto, non solo da noi, è accaduto in quasi tutto il mondo, in alcune nazioni con più aggressività, in altre quasi – poco più di una semplice influenza – da noi no!
Qualsiasi sia stata la causa, qualunque sia il mio personale pensiero o il vostro, in Italia, il corona virus ha fatto e continua a fare, un vero disastro. Fin qui è tutto chiaro e ovvio.
Quando c’era la guerra molti di noi si ricorderanno, o avranno studiato, alcuni lo avranno sentito raccontare, di quante azioni d sciacallaggio la nostra nazione si è trovata a subire.
Alcuni Italiani dopo i bombardamenti di palazzi antichi, di case signorili, hanno fatto razzia di qualunque cosa. Pavimenti, mobili, argenteria, camini, sculture, rivestimenti, chi più poteva più prendeva.
Alcuni che vendevano roba vecchia con i carretti in giro per i paesi, si sono trovati improvvisamente proprietari di una fortuna, qualcuno ci ha arredato la propria casa, qualcuno ha rivenduto.
Accade anche oggi, nelle zone che hanno subito gravi danni da terremoti, alluvioni, che le forze dell’ordine debbano fare particolare attenzione per evitare queste azioni di sciacallaggio.
Difficilmente a compiere queste azioni criminali era, ed è, l’italiano benestante, piuttosto, chi già viveva di espedienti, o chi distrutto dalla fame, dalle povertà, cercava in qualche modo di vendicarsi contro chi vedeva star bene a suo discapito.
Sì ok, voi al loro posto non lo avreste fatto mai, perché per voi c’è qualcosa che va oltre, la dignità.
Bravi, bellissime parole ma purtroppo, se c’è una cosa che si può affermare con certezza è che in alcuni casi la povertà rende rabbiosi, e ciechi.
Difficilmente una persona povera poteva avere la fortuna di aver studiato, quindi mi si perdoni i termini che sto per usare, erano poveri e ignoranti.
E oggi, ci sono ancora i poveri e ignoranti?
Se evitiamo di fare gli ipocriti possiamo affermarlo con certezza.
Questa pandemia, purtroppo ha rotto un filo sottilissimo che teneva ancora unita l’Italia, un mannaia su un filo di lana.
Molte persone perderanno il lavoro, molte aziende chiuderanno, molti che vivevano alla giornata hanno faticato a mangiare, a sostenere le proprie famiglie, li ha salvati o li salverà, probabilmente, il volontariato, forse lo stato, forse la generosità di donare insita in noi italiani.
Una situazione che avrà conseguenze economiche che ci porteremo appresso per parecchi anni.
In un’Italia ridotta così, che ha subito questo inaspettato terremoto, forse il più grande terremoto socio economico del dopoguerra, infinite certezze sono crollate.
Siamo e ci troveremo sempre più pieni di macerie.
La cultura negli ultimi decenni ha subito una grande ricaduta, l’italiano medio, ha messo in campo altri valori, le ultime generazioni, hanno smesso di leggere, di approfondire, di sforzarsi di capire, perché tutto oggi è apparentemente a portata di mano, perché sforzarsi quando con un click posso avere la risposta a quasi tutta la totalità delle domande. Perché se mi si infiamma la gola dovrei andare dal medico quando posso cercare un rimedio digitando su google.
Stiamo vivendo in un’epoca dove le risposte di google stanno sostituendo le risposte delle persone che hanno conoscenza.
Oltre l’illusione di sapere, cresce una rabbia intrinseca, sub cutanea, una rabbia che da qualche parte dovrà pur sfogare.
L’illusione che tuo sia possibile e raggiungibile, quando ti confronti con la realtà, può divenire frustrazione.
L’argomento sarebbe vastissimo ma cerco di arrivare al punto.
Oggi una cosa possiamo affermare con certezza, come abbiamo fatto qualche riga indietro, siamo nuovamente poveri e ignoranti, ma molto più arrabbiati.
Durante la guerra il nemico era visibile, sapevi con chi prendertela, oggi il nemico è qualcosa che alla maggior parte di noi appare del tutto sconosciuto.
Però un colpevole serve sempre.
L’uomo non tende a prendersi la colpa, o perlomeno non in questa società attuale, l’uomo deve poter dire a qualcuno “è colpa tua” per alleggerirsi di un peso che non potrebbe sopportare.
Poi, per addossarsi una colpa, ci vuole cultura, molta cultura; non fa per noi.
Ve li ricordate quegli sciacalli di cui parlavamo prima?
Ecco, nelle nostre città interiori, devastate dal terremoto del corona virus, c’è chi sa muoversi molto bene ed è pronto a fare di nuovo razzia.
Però lo sciacallo di oggi non è più chi vive di espedienti, o il povero come noi, disperato che deve dare da mangiare ai figli, no, il nuovo sciacallo è uno che ti conosce bene, è uno che ti somiglia, che beve nel tuo stesso pozzo e ti dice hai ragione.
Quando hai perso il lavoro, quando sei insoddisfatto, quando i tuoi bisogni non riesci ad appagarli quasi mai, sei cattivo ma fragile e facilmente soggiogabile.
E lo sciacallo che ti somiglia, queste cose le conosce bene.
Ti chiama ogni giorno, ti aiuta a trovare un colpevole, ti fa guardare il tuo vicino e ti convince che se tu stai così è colpa di quello lì, guarda, tu sei pieno di debiti, e lui oggi è tornato dalla vacanza al mare, tu non riesci far mangiare i tuoi figli, devi chiedere i buoni spesa al comune e lui, va tutti i fine settimana al ristorante.
Un goccia d’acqua costante che batte sulle tue debolezze.
Poco dopo quell’uomo che ti somiglia, lo vedi sempre più uguale a te, conquista la tua fiducia, odia quello che odi tu, esprime quello che tu riesci solo a pensare, ed inizia a dirti: dobbiamo vendicarci, è lui il nemico ma io ti posso aiutare, io posso aiutare i milioni come noi che vivono la nostra stessa situazione, perché non è giusto, perché noi siamo italiani, e nessuno può trattarci così.
E tu, disperato e confuso, perché non dovresti credere a lui che vive le tue stesse rabbie?
Ormai sei carne per lo sciacallo, ti consiglierà in ogni momento, e ti chiederà di poter essere il suo portavoce, lui è solo più lucido di te, sarà la tua fortuna, la tua rivalsa, alimenterà la tua rabbia a piccoli bocconi, e parlerai con qualcuno che vedi disperato come te, e gli racconterai che c’è qualcuno che la pensa come voi che vi può aiutare.
In questo momento, lo sciacallo può fare di te ciò che vuole.
Gli darai tutto senza neanche accorgetene, costruirai il suo benessere, ma per te sarà sempre colui che può aiutarti, perché la pensa come te, perché lotterà per te.
Ma gli sciacalli non sono animali che lottano, aspettano che sei ferito, che muori, per fare banchetto con la tua carne.
E’ facile dire a uno che ha perso il lavoro, devono darti dei soldi, o a uno che ha fame, devono darti da mangiare, ed è ancor più facile dire a chi ha la sua attività chiusa e a chi ha perso il lavoro, che devono riaprire le attività, bloccare le tasse, gli affitti, le bollette, è facile nutrire la rabbia di chi è disperato senza metterci la faccia, senza mettersi le mani in tasca, senza rinunciare a nulla.
In una società dove il valore di un uomo è dato dai consensi sui social network, su instagram, su facebook, sui passaggi televisivi, dall’audience, dove il tuo livello di influencer conta più della tua conoscenza, la peggior cosa che potrebbe accadere a chi fa comunicazione sarebbe la perdita di consensi. Allora, vi chiedo semplicemente di riflettere su una questione.
Se il mio successo è totalmente dipendente dai consensi, da che parte mi converrebbe stare oggi se non dalla parte di chi sta perdendo tutto?
Se sei un parrucchiere, sono due mesi che sei chiuso, ti stai riempiendo di debiti, non sai più come e quando potrai ripartire, e io venissi da te a dirti che ti hanno abbandonato, che gli stranieri stanno meglio di te, perché loro hanno il reddito di cittadinanza, che ti devono dare i soldi subito con click, che sei sotto una dittatura che non vuole che riparti, che “io sto lottando per te”, è probabile che mi crederesti.
E questo gioco lo subiamo di continuo, proclami su proclami di gente che conosce bene le nostre debolezze, che non ha alcuna intenzione di perdere il suo status, che spende milioni di euro per poter essere sempre in prima pagina e poterci dire in ogni momento quello che vogliamo sentire.
È normale affermare, come si fa oggi, che erano anni e anni che non si vedeva un così forte attacco mediatico al governo come in questa situazione.
Le tribune politiche di politico, ormai, hanno più poco, sono in molti casi ridicoli show dove il padrone di casa somiglia più a uno showman che ad un professionista che fa informazione. Costruisce, con i suoi autori, meccanismi di scontro dove chi sta operando per il paese, bene o male che potremmo pensare, è spesso messo in minoranza, o nel migliore di casi, messo a confronto con strilloni che hanno la maleducazione di sovrapporsi, di fomentare lo spettatore con facili demagogie, che nella disperazione di chi cerca un sostegno sono speranze.
Certo, e per fortuna, non tutti cadono in questa vile trappola, ma il dubbio si pone.
Io me ne pongo uno ancor più grande.
Prendere una decisione che avrà conseguenze sulla vita di un’intera nazione, dover affrontare le infinite e intrinseche maglie burocratiche, sbagliare, prendersi le responsabilità, essere impegnati sul campo senza avere il tempo neanche di difendersi, è leggermente più complicato che dire, questo è sbagliato, questo è anti costituzionale, si sono dimenticati degli italiani, vogliono rovinare l’Italia, hanno liberato i mafiosi.
Ma che modo è di fare opposizione?
L’opposizione è elemento indispensabile per la democrazia, l’opposizione è la nostra più grande opportunità, ma questo vale se anche con idee differenti questa persegue il bene della nazione.
Se come in questo caso i Politici, sono influencer in cerca di facili consensi, e i giornalisti i loro primi promotori, l’opposizione è un ostacolo al pari della burocrazia.
Provate domani ad organizzare un evento in un piccolo paese, una piccola sagra. Provate a metterlo in atto seguendo tutte le domande, certificazioni, approvazioni che necessitano e vedrete per una piccola cosa quanto tempo vi necessiterà e quante volte dovrete abbassare la testa per poter andare, comunque, avanti. Poi c’è uno il più furbo che si alza un giorno e dice “sarebbe da organizzare la sagra del paese” e scrive su facebook come andrebbe fatta.
Peccato che, coloro che stanno lavorando, saranno coloro che la sagra, anche se ridotta e meno bella di come pensavano, la faranno davvero. L’altro tornerà a scrivere su facebook dicendo “hanno seguito il mio consiglio, ma hanno sbagliato a fare questo e quello”.
Beh, personalmente io sto con chi organizza, con chi ci mette la faccia. Partecipo, e come è giusto che sia, tiro le mie conclusioni. Certo è, che non esiste alcun motivo per il quale, il solo fatto di fare, comporti che una qualsiasi cosa sia benfatta.
Persone a me care mi hanno sempre detto:
Sbaglia chi fa!