“Tu sei così fottutamente speciale.
Vorrei essere speciale.
Ma sono un verme.”
Basterebbero queste tre frasi per descrivere “Creep”, uno dei brani di maggior successo dei Radiohead.
Uscito nel settembre del 1992 per lanciare l’album Pablo Honey che avrebbe visto la luce nel 1993. Inizialmente scartato dalle programmazioni radio, ne censurarono una versione sostituendo la frase “You’re so fuckin‘ special” con “You’re so very special”.
Una pura follia, un taglio proprio dove la canzone dei Radiohead ha il suo maggior significato.
Per fortuna che questo taglio scellerato non ha impedito al brano di diventare una delle canzoni più belle e riconosciute di sempre.
Thom Yorke allora giovanissimo, esile, totalmente sconnesso, che mentre cantava boccheggiava come un pesce fuori dall’acqua, era la perfetta interpretazione del suo brano. Ascolti le parole che sbatte fuori contro il microfono, e lo guardi dicendogli: hai proprio ragione, sei proprio tu, quel verme, quel tipo strano che non appartiene a questo posto.
Il brano è vero, arriva dritto sulle note melodiche che raccontano di una ragazza che sembra un angelo, così bella da sembrare fluttuare ad ogni passo, così bella che la sua pelle genera quasi il pianto nel giovane Thom. Vorrei somigliarti, vorrei essere speciale, perché tu sei così fottutamente speciale, e accade la magia.
La chitarra, fin qui dolce narratrice, lancia una serie di graffi che ne distorcono il suono. Il punto d’attenzione che fin qui è incentrato su questa bellissima ragazza, diviene un’analisi personale, nella quale il cantante si vede come un verme, strisciante, un mostriciattolo, che non sa stare al mondo, inadeguato a quella situazione, inadeguato alla bellezza.
Lei è lontana, eppure è ancora là dentro quel locale dove l’ha incrociata per caso, e non si accorge assolutamente di lui.
Tu sei fottutamente speciale ma io sono un tipo strano, voglio essere perfetto, voglio un corpo perfetto, voglio un’anima perfetta, voglio avere il controllo su di me. Essere perfetto per far si che tu ti accorga di me quando sono in giro, voglio essere speciale, fottutamente speciale, non mi importa se fa male questo mio continuo tentativo di tenermi sotto controllo, io voglio che tu ti accorga di me.
Quanta disperazione, quanta tenerezza.
È proprio così, “Creep” è un brano teneramente disperato, che non ha alcun lieto fine, perché lei se ne va da una porta del locale, lei scappa e corre, corre, corre lontano.
Thom resta lì a guardarla, non può far altro che augurarle tutta la felicità del mondo perché lei è fottutamente speciale, speciale come vorrebbe essere lui.
Cercare di amplificarsi per raggiungere una bellezza che vorremmo appartenesse a noi, ma allo stesso tempo restare fermi, e giustificare tutto con il proprio disagio, con la propria alienazione.
Creep, diventa la prima grande hit dei Radiohead, talmente è il suo successo che il pubblico ai concerti sembra voler ascoltare solamente quel brano, come se questi identificasse lo stile del gruppo.
Una delle principali caratteristiche di questa band è l’evoluzione, la propensione al cambiamento, la grandissima voglia di sperimentare e proporre progetti totalmente slegati l’uno dall’altro.
Dopo quest’enorme successo, per molto tempo, ogni volta che Thom Yorke dovette cantare Creep, lo fece in maniera totalmente svogliata.
Dichiarò è più volte che in quel periodo aveva paura di essere legato per sempre a quel brano, una sorta di marchio che proprio non voleva, perché i Radiohead erano altro, erano qualcosa che guardava sempre al futuro, e aveva perfettamente ragione.
Una quantità di brani meravigliosi hanno seguito Creep, album, suoni, scelte lontanissime da Pablo Honey, il loro primo disco.
Eppure ogni volta che sentiamo le prime note di Creep, non possiamo che vedere il giovane Thom Yorke, con la sua polo stropicciata, i pantaloni gialli e larghi, che entra nel palco e solleva la maglietta quasi a volersi dichiarare, a dire io non sono un verme, io non sono inadeguato, io sono Thom Yorke, il cantate dei Radiohead ma sono un verme, sono un tipo strano, e soprattutto, cosa ci faccio qui?