Una breve premessa:
Ma come ci hanno ridotti? Non riesco a non pormi questa domanda in queste ultime notti, vivo uno strano contrasto visivo tra ciò che leggo in rete e quello che vedo con gli occhi. Il dramma accaduto a Brindisi sinceramente mi fa fare una riflessione su tutte. Investigatori, giornalisti, topi da web, filosofi, risolutori di complotti internazionali. In realtà occupatori di spazi vuoti. Quegli spazi che improvvisamente si animano e dove ognuno si fa portatore di una verità che invece mi pare dimostrare ancora una volta quanto siamo piccoli di fronte a certe meccaniche globali e perché queste meccaniche globali non trovano spiegazione effettiva. Quando avremo scoperto chi è il mandante di questo terribile attentato potremo iniziare ad inveire contro qualcosa di concreto nei modi più disparati, a scrivere la peggiore pena che vorremmo infliggere, perché i bambini non si toccano, perché le scuole non si toccano e poi? Poi attenderemo tutti insieme il prossimo attentato, o un terremoto, o una nave alla deriva che riempiano di nuovo i nostri vuoti, il nostro tempo davanti al pc. Però, non ci saremo resi conto di una cosa fondamentale, che è poi quella che a me fa più paura, ci siamo allontanati, ci siamo resi soli, aspiranti Don Chisciotte, arriviamo a troppe ipotesi e non ad una verità assoluta, certa. La realtà si confonde con la fantasia, un’infinità di offerta con pochissima domanda e con grande difficoltà di risposta. Cosa cambia se l’ordigno esplosivo, qualunque esso sia, è frutto di un folle, della sacra corona unita, della mafia, della mafia di stato quando la nostra reazione agli eventi sarà sempre la stessa? Ecco che un dramma naturale, o come ho letto da qualche parte, un dramma generato da qualche potere superiore come un terremoto, annebbia un dramma precedente prendendo il primo posto di cronaca, per essere poi ancora superato da un evento sportivo e così via. Questo mi preoccupa, mi rattrista profondamente, perché tutto ha potere d’interesse e tutto si fonde e si confonde. Ma come ci hanno ridotti, o forse sarebbe meglio dire, come ci siamo ridotti? Potrebbe anche essere vero che c’è in atto un piano universale di tentativo di sottomissione del popolo da parte di una casta che vuole renderci automi da spremere, voglio crederci, però, mi voglio anche porre una questione diversa partendo da un concetto banale. Se a me chiedono di fare qualcosa che non voglio, che va contro la mia morale, costi quel che costi, io non la faccio, piuttosto elemosino ma non la faccio. E qui parte il primo problema subirò un conseguenza ma ne sono cosciente, me la prendo. Salgo di un gradino, mi chiedono qualcosa, non mi piace ma mi è necessaria o la conseguenza è troppo alta da pagare e non la pagherei solo io ma magari mia figlia, la mia compagna i miei genitori o altro. Qui la decisione mi fa barcollare ed ecco che avrei bisogno di un sostegno, di qualcuno che mi dica sono con te, o magari, facciamolo insieme, se paghi tu, pago anche io. La solitudine e quegli spazi vuoti di cui parlavo prima, diventano la causa principale della mia sottomissione.
Tutti vogliamo il benessere, (molti diranno non io) ma pensiamo realmente a cosa è solitamente il benessere e come questo ancor più solitamente si ottenga. Concedendo il proprio tempo, le proprie ore di vita, la propria vita ad un progetto che non sempre può dare i risultati sperati. Ma diciamo che siamo tra i fortunati che impegnando molte ore costruiscono un progetto economico che frutti bene, che ci dia quel benessere tanto ambito. Perfetto, il meccanismo è avviato e va gestito, va seguito il più possibile, va fatto crescere ancora o esso stesso cresce per sua natura. Stiamo producendo improvvisamente qualcosa che rende e il nostro benessere è compiuto. Con questo benessere, le bollette non saranno più un problema, equitalia non ci preoccuperà più, i nostri abiti miglioreranno, le nostre auto miglioreranno, la nostra rispettabilità e credibilità miglioreranno, potremo ambire ad importanti posizioni sociali, potremo dare ai nostri figli quello di cui hanno bisogno senza problemi, ma avremmo tempo per godere di tutto questo? Non lo so, sinceramente non sono molto convinto di ciò. Soprattutto mi domando, sono ancora sottomesso nel mio stato di benessere o ho trovato la strada per la libertà? In fondo sto guadagnando per pagare quello che quando non ero benestante non avrei voluto pagare. Insomma sto lottando e dando la maggior parte del mio tempo per rispondere a quello che in fondo la società, lo stato mi chiede. Eppure quelle stesse cose erano da me odiate, criticate e per questo mi indignavo ogni giorno. Cosa è cambiato allora?
Se fossi il leader di una casta che volesse governare il mondo
io non toglierei alle persone, non le umilierei mai, anzi, darei, li aiuterei ad impegnarsi per avere al possibilità di pagare e darmi quello che chiedo. Se fossi quel leader, vi farei sentire potenti, soddisfatti, e soprattutto liberi. Cercherei di darvi i mezzi per ambire al benessere, posti di lavoro, mutui, finanziamenti, insomma io vi darei qualcosa che non è mio (ma dello stato, quindi vostro) per avere la possibilità di acquistare il mio prodotto che sarà fonte della mia ricchezza e soprattutto del mio potere. Oggi non mi sembra che questo accada, parliamo di strategie di controllo sociale ma quelle strategie sono realmente funzionali sull’attuale società?
Forse alcune ma sono strategie già applicate nella storia e che hanno portato sempre, e mi si provi il contrario, alla caduta dei leader e della loro casta. Tra non molto, non saremo più in grado di sostenere le spese che ci vengono richieste e avremo due possibilità. Una sarà il collasso sociale, l’altra, scegliere di far valere i nostri diritti, diventare uniti per il nostro bene comune, uniti per dire tutti insieme NO! E questo è ciò che realmente mi preoccupa, in questa profonda solitudine sociale, in questo continuo aumentare di spazi vuoti da riempire noi saremo in grado di compattarci e dire no?
Il benessere che si è vissuto negli anni passati ci ha illusi di potercela fare da soli, di poter bastare a noi stessi, alla nostra famiglia, ci ha tolto la necessità reale di condivisione per poter costruire insieme, per darsi forza, per spartirsi i dolori. Ed ecco cosa farei se fossi oggi il leader di una casta che vuole ottenere il controllo sociale. Vi renderei benestanti e solitari, convinti di poter fare da voi, di poter adempiere ai vostri doveri, vi renderei felici. Vi avrei rubato il tempo, vi avrei rubato tutto e voi lavorereste per me senza nemmeno rendervene conto. Soli davanti ai vostri pc, soli con i vostri debiti da pagare, soli coni vostri progetti da realizzare, nascosti nelle vostre case che vedrete sempre più come ovattati nascondigli e che cercherete di costruire sempre più necessarie a colmare la solitudine, che riempirete di oggetti che vi permetteranno di poter vivere sempre più tempo in quella casa, da soli con le vostre famiglie ma con tutto il necessario, un necessario che vi permetterà di alimentare la mia ricchezza e il mio desiderio di potere assoluto. Nessuno saprà di me se non la mia casta che mangerà al mio tavolo ma non s’accorgerà che anch’essi hanno solo le briciole. Di una cosa però avrei paura, profondamente paura, della cultura, degli artisti, di quelle cellule deviate che potrebbero avere la presunzione di costruire il proprio benessere sociale basandolo non sulla crescita economica ma sulla crescita del proprio tempo per sé, di quei folli che si potrebbero accontentare del necessario e per i quali, il di più, sarebbe solo un caso che può esserci o no. Questi sì, che potrebbero essere il mio cancro, loro che potrebbero unirsi ad altri per il solo piacere di collaborare di condividere, di mettere le proprie capacità acquisite a disposizione di un risultato comune, coloro che si potrebbero adoperare e potrebbero divulgare un’idea insana e nociva al mio progetto di dominio sociale e cioè: aggregarsi per ottenere il minimo indispensabile ed essere felici di quel minimo ottenuto.
Di costoro avrei terrore, perché il mio potere è in quel benessere superfluo che solo la solitudine ti può portare a desiderare. Non morirei di fame, avrei quello che lo stato che ho costruito per ingannarli cihede, ma non avrei più per me, in fondo lo stato siete voi ed io, avrei costruito tutto questo folle progetto per far semlicemente pareggiare i conti. No, questi personaggi dovranno essere perseguitati, annientati. A morte tutti coloro che si occupano di cultura, a morte i folli, i poeti, gli artisti, gli eroi, i santi, i pensatori, glii scienziati, i navigatori, i trasmigatori.
In conclusione.
Mi scuso per aver unito argomenti seri e drammatici con una pura elucubrazione mentale, ma io amo srcivere, interrogarmi, e attraverso questo scrivere pormi delle domande… è il mio modo per cercare di capire, è il desiderio di provare a pormi in punti di vista distorti a volte scomodi. Non c’è alcuna verità assoluta né desiderio di giudizio in ciò che ho scritto, né la minima intenzione di spiegare qualcosa, c’è solo un desiderio: quello di avere dei pensieri e confrontarli con gli altri… perché a me in confidenza la solitudine fa paura, la solitudine sociale, non quella creativa che anzi cerco spesso e che comunque, poi, necessito mettere in condivisione con altri. Spero di non avervi annoiato se avete deciso di leggere questa nota, in fondo anche la rete, è una televisione accesa dove passano infiniti argomenti, se mi interessa leggo se non mi interessa vado oltre, cambio canale, ne ho potere e diritto, lo stesso diritto che ha chiunque di fare il suo programma e metterlo in questa miscellanea telematica. Tutt’alpiù ci sarà stato un problema di programmazione… gran bella cosa la programmazione.
Buona giornata, a poi.