E’ un destino che va semplicemente accettato, l’artista è solo!
Non c’è compagna, non ci sono figli, non c’è madre né padre che possano colmare quell’invisibile solitudine che si porta appresso.
Non la dichiara ma è costante, costante perché necessaria alla sopravvivenza, costante perché movente dell’esigenza. Non la dichiara perché non è un’assenza da colmare, non è difficoltà nel rapportarsi. L’artista è solo perché ha bisogno di stare solo.
E’ un cercatore, uno speleologo dell’anima, non guarda il risultato, punta solo all’obiettivo: indagare e chi indaga, è solo.
E non guardate questa solitudine come un’espressione di tristezza, triste è colui che non può avere qualcosa che fortemente desidera, mentre l’artista sa bene cosa desidera, l’infinito e sa che non può averlo.
Non gli importa se qualcuno lo guarda, se qualcuno lo ascolta, se ciò che troverà e presenterà potrà piacere, gli importa di cercare, di amplificarsi all’esistenza ed è disposto a tutto, anche a sgretolarsi, anche a deturparsi.
È un corpo che viene donato alla vita, come un attore al teatro, devi darti per la parte, devi essere la parte.
L’artista è solo, solo come la luna, apparentemente accompagnato da meravigliose stelle ma lui è la luna e la luna non è migliore delle stelle: è solo la luna.
Una notte d’estate quando ci sarà la luna piena alzate gli occhi, la vedrete in un cielo stracolmo di stelle, gonfio, ricco, strabordante. Fate la stessa cosa in una notte d’inverno, non vedrete più le stelle ma vedrete l’artista nel suo vero pallore, in quella fatica di farsi notare trapassando a fatica le nuvole cupe, probabilmente cosciente di non avere la stessa capacità che ha il sole di fottere le nuvole.
Molto meno luminosa la luna, ma a differenza del sole, potrete stare con il naso in su per ore e fissarla senza alcun fastidio, potrete prendere un potente telescopio e guardarla da vicino nel suo fare e scoprire che non è un semplice cerchio di luce.
Comunque resta là, con uno strano destino, quello di sparire pian piano, di annullarsi ai nostri occhi per poi ricostruirsi e riaccendersi in tutto il suo splendore.
Proprio come l’artista ha bisogno della solitudine, ha bisogno di non farsi vedere per cercare qualcosa di nuovo da poter raccontare, deve toccare l’oblio per ottenere il massimo dalla felicità.
E sarà questo continuo viaggio tra l’oblio e l’estasi il linguaggio che lo contraddistinguerà, perché l’artista è solo come la luna d’inverno.
Ma anche la più splendente delle lune, non avrebbe alcun senso se non ci fosse la terra fatta di uomini che la stanno a guardare.
(Alessandro Vettori)